Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,18-22
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
La domanda di Gesù: «Ma voi, chi dite che io sia?» rivolta personalmente agli Apostoli e, attraverso di loro, ad ognuno di noi è una domanda fondamentale: chi è davvero Gesù per me, per te? Non gli interessano le risposte del “sondaggio” che i Suoi discepoli avevano fatto sulla Sua identità. Abbiamo sentito le risposte errate offerte da chi conosceva Gesù solo superficialmente. Adesso Lui li guarda uno per uno e da ognuno di loro desidera una risposta personale.
Questo ci fa capire che se è vero che la fede la si esprime come comunità è anche vero che la risposta deve essere personale. Nelle Messe domenicali o solenni recitiamo tutti insieme il Credo, ma non diciamo “crediamo in un solo Dio”, ma: “credo in un solo Dio”! Gesù vuole costruire una relazione intima e personale con ognuno di noi che parta proprio da questa domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Pietro si fa voce del collegio apostolico ed offre una risposta teologicamente perfetta: «Il Cristo di Dio». Non sappiamo se Pietro comprendesse fino in fondo il senso teologico della sua risposta ossia se ne avesse la comprensione che ne abbiamo noi dopo duemila anni di cammino e di approfondimento attraverso i Concili e gli interventi del Magistero. Probabilmente no! Occorrerà la Pentecoste e l’effusione dello Spirito Santo perché Pietro e i Suoi compagni comprendessero il mistero del Cristo che era Dio fatto Uomo.
Una cosa è certa: questa domanda richiede una risposta da parte nostra; risposta che non deve essere “teologica”, ma esperienziale, che nasce dalla nostra vita vissuta, da tutti quegli incontri avuti col Cristo che ci hanno confermato nella fede e ci hanno fatto “vedere” e “sentire” Gesù come un Dio vicino a noi.
Un’ultima annotazione: se dalla risposta alla domanda di Gesù dipende la comprensione che abbiamo della Sua identità, allora il seguito del Vangelo ci mostra la strada che ci aiuta a comprendere col cuore la Persona di Gesù. Infatti il Signore comincia a parlare di sofferenza, dolore, rifiuto e perfino della morte per dirci che ogni cammino umano segnato dal dolore e dalle prove può diventare rivelativo del Gesù Amico accanto ai Suoi amici.
Molte volte pensiamo che le sofferenze siano un’assenza di Dio, una Sua “dimenticanza” se non addirittura una Sua punizione per i nostri peccati. Invece oggi Gesù ci dice che anche “dentro” la sofferenza è possibile incontrare il Suo Amore misericordioso; che la sofferenza vissuta con Lui e in Lui non sfigura la nostra vita, ma la “trasfigura” ossia le fa assumere un’identità autenticamente cristificata. Perché su ogni evento e realtà umana aleggia ormai per sempre l’alone di Luce della risurrezione che infonde il balsamo della speranza dentro le tante ferite che la fragilità della condizione umana infligge al nostro percorso terreno. Ora sappiamo che Gesù non ci libera “dalla sofferenza”, ma “attraverso” la sofferenza; non ci libera “dalla” morte, ma “attraverso” la morte.
Caro Gesù,
la Tua domanda
mi fa tanta tenerezza
perché è la domanda
dell’Amore all’amato.
Oggi mi chiedi chi sei Tu per me,
quanto conti nella mia vita,
quanto sei importante
nei miei pensieri, nelle scelte,
nelle speranze e delusioni,
nelle gioie e nei dolori…
E capisco che
dalla risposta a questa domanda
non dipende solo il riconoscimento
della Tua identità,
ma anche della mia,
perché Tu sei lo specchio tersissimo
nel quale distinguere finalmente
il mio volto di persona amata
fino al sacrificio della Tua vita per me!
Contemplando la Via Crucis
che hai percorso per me
capirò finalmente quanto valgo.
E se a volte faccio letture di me stesso
con bilanci sempre in perdita,
oggi posso dire che il mio valore
è infinito perché valgo
il Sangue del Figlio di Dio!
Tu sai quanto mi spaventa la sofferenza,
ma oggi mi fai comprendere
che le prove della vita
non sono solo luogo di lacrime e paure,
ma eventi nei quali Ti scopro accanto a me,
Cireneo dal Volto trasfigurato e sereno
nel quale posso riconoscere
anche i tratti del mio volto…
E realizzo che ogni sofferenza,
evento, dolore, sconfitta della vita
riposa nell’Amore.
E la speranza asciuga le lacrime
della mia umanità fragile e ferita.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!