Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,7-9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Erode cerca di “vedere” Gesù! Partirei da questo “desiderio” che, in un modo o nell’altro, è presente nel cuore di tutti: vedere Gesù! Lo desideriamo noi credenti, ma lo vorrebbero vedere anche gli atei o coloro che fanno più fatica nel cammino di fede. Una cosa è certa: anche Erode lo vedrà quando Pilato lo manderà da lui per farlo giudicare (cfr. Luca 23,8), ma non ne riconoscerà il mistero né la divinità e lo giudicherà solo un povero pazzo: «Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato» (Luca 23,11).
E allora proviamo a trarne qualche insegnamento per noi. Gesù non si fa vedere dai violenti, da coloro che esercitano il potere come dominio e prevaricazione sugli altri; non si mostra a coloro che fanno delle cose create degli idoli: il denaro, il piacere, le ricchezze. Non si fa vedere da coloro il cui sguardo è talmente concentrato su sé stessi per l’egoismo, il folle orgoglio, la superbia, la cupidigia. I nostri occhi fatti per cogliere la bellezza di Dio in tutto il Creato e nelle creature diventano ciechi quando smettiamo di credere, quando pensiamo che tutto sia frutto del caso e non del disegno provvidente di Dio per noi.
Possiamo anche aggiungere che non si tratta di fare lo sforzo di “vedere” noi Gesù, ma di sapere cogliere lo sguardo che Lui ha su di noi. Per esempio nell’episodio del giovane ricco: «Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”» (Marco 10,21). Oppure nel caso di Zaccheo il pubblicano che sale un albero per vedere da lontano Gesù del quale aveva paura a causa della sua condizione di peccatore: «Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Luca 19,5).
Ancora: Gesù che si mette a scrivere per terra per avere la possibilità di guardare negli occhi quell’adultera prostrata, mentre tutti la guardavano dall’alto in basso con le pietre in mano, pronti a lapidarla (cfr. Giovanni 8,6). E come non pensare all’ultimo sguardo che Gesù offre al ladrone pentito al quale rivolge le bellissime parole cariche di speranza: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Luca 23,43). Per non parlare dei ciechi guariti (cfr. per es. Marco 10,46)!
In cosa consiste dunque il cammino discepolare? Non tanto nel fatto che noi guardiamo verso di Lui, ma che semplicemente ci accorgiamo del Suo sguardo perdutamente innamorato di noi, sguardo che ci rivolge attraverso l’intimità nella preghiera, nei Sacramenti, nella Parola, dell’adorazione eucaristica, ma anche per mezzo dei tanti fratelli e sorelle che incontriamo ogni giorno nel nostro cammino. È l’incontro con questo sguardo che scioglie le durezze del nostro cuore e ci fa entrare nella beatitudine: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Matteo 5,8) che non consiste nel non avere tentazioni, ma nel vedere le cose proprio come le vede Gesù stesso e nello scoprire in ogni cosa creata l’impronta della bellezza che Dio ha messo nella creazione giacché «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (Giovanni 1,3).
Caro Gesù,
in tanti vorrebbero “vederTi”,
a volte per curiosità,
altre volte per dare senso
a tanti faticosi e sofferti
cammini di ricerca;
forse solo per “rimproverarTi”
per tutto quello
che non funziona su questa Terra…
E anche i “credenti” vorremmo vederTi
per confermare la nostra fede.
E chissà quante volte
abbiamo aperto e chiuso
le palpebre del cuore,
concludendo non senza amarezza e delusione
che, no, proprio no,
non siamo riusciti a vederTi…
Forse perché non abbiamo ancora capito
che non si tratta tanto di “vedere Te”,
ma di accorgerci piuttosto
del “come Tu” guardi noi,
con quale amore, quale tenerezza
segui i nostri cammini.
Allora lo gridiamo col cuore:
donaci il collirio della carità
per vedere tutto
con la lente di ingrandimento dell’Amore;
guarisci le miopie
dell’orgoglio e dell’egoismo
per vederTi finalmente oltre
il nostro “io” obeso e presuntuoso;
toglici le cateratte
della lussuria e del piacere fine a sé stesso,
per imparare ad amare con tutto il cuore.
E se Ti lasceremo fare,
pian piano entreremo anche noi
nel cono di luce della beatitudine
dei “puri di cuore”
ai quali è promesso di vedere Dio!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!