Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo? Ancora una volta il Vangelo ci rivela chi è Gesù: l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. E chi siamo noi: i peccatori cercati come pecorelle smarrite (cfr. Luca 15,4-7), come perduti senza speranza (Marco 2,17) ai quali sarà offerta sempre sino alla fine della vita la possibilità di essere perdonati e salvati, come ci insegna il buon ladrone (cfr. Luca 23,43). Ancora una volta il Vangelo è buona e bella notizia. Gesù è venuto al mondo per “togliere il peccato del mondo” e qualche giorno fa abbiamo spiegato che prima dei peccati (le bestemmie, gli adultèri, le mancanze di carità, le bugie e le violenze…) c’è “il peccato” che è la non conoscenza di Dio. Ecco perché l’Apostolo Paolo intercede così per la comunità di Efeso: «Perciò anch'io […] continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui» (Efesini 1,15-17). È vero: solo Dio può perdonare i peccati e lo fa attraverso il sacrificio del Figlio. Ma cosa occorre per il perdono dei peccati? La presa di coscienza da parte nostra del peccato personale. Sempre il buon ladrone ci fa da maestro: «Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: ‘Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!’. L'altro invece lo rimproverava dicendo: ‘Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male’. E disse: ‘Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno’. Gli rispose: ‘In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso’» (Luca 23,39-43). Ecco perché Gesù chiede a coloro che mormoravano contro di Lui: «Che cosa è più facile: dire al paralitico ‘Ti sono perdonati i peccati’, oppure dire ‘Àlzati, prendi la tua barella e cammina’»? È evidente che è “più facile” per Dio raddrizzare ossa e ridare vitalità a muscoli e restituire la vista agli occhi…. che non hanno una volontà da opporre alla misericordia. È “più difficile” perdonare e non perché ci sia qualcosa di impossibile da perdonare da parte di Dio. C’è un brano del profeta Isaia che ci illumina in tal senso: «Su, venite e discutiamo - dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana» (Isaia 1,18). Se Dio ha perdonato l’uccisione del Figlio (cfr. Luca 23,34), pensiamo davvero che ci sia qualcosa di imperdonabile per Lui? Il vero problema è prendere coscienza della condizione personale di peccato. A tal riguardo, dobbiamo dire che la cultura materialista e pagana di oggi fa di tutto per oscurare in noi il senso del peccato, della trasgressione ad una legge morale che è scritta dentro di noi. Vale ormai la regola che tutto quello che “mi piace fare” lo posso fare! Al centro non c’è più “Dio”, ma il nostro “io”. Ecco perché il beato Carlo Acutis – un giovane dei nostri tempi che ha utilizzato internet per evangelizzare e che sta per essere canonizzato – ripeteva spesso: “Non io, ma Dio”! Se non abbiamo Dio Amore come punto di riferimento, sarà la bussola dell’individualismo a indicare le rotte da percorrere, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti e spesso finiscono nelle cronache nere dei nostri giornali. Il perdono di Dio accolto con gioia e riconoscenza diventa esperienza della Sua compassione e sarà questa esperienza a guarirci dalle paralisi del peccato. Sarà la misericordia di Dio a ridarci la forza di camminare con le nostre gambe e a scegliere sempre i sentieri che conducono alla Via; a fare quelle scelte che sono coerenti con la Verità; a vivere come figli grati che sanno di ricevere gratuitamente la Vita di Dio. Un’ultima annotazione su un aspetto che ritengo di grande interesse. L’importanza dell’amicizia nella vita! Il paralitico riesce a raggiungere Gesù perché quattro suoi amici si fanno carico della sua sofferenza, della sua infermità e fanno ogni sforzo per condurlo a Gesù. Il detto ancestrale che troviamo nel racconto della Creazione: «Non è bene che l'uomo sia solo» (Genesi 2,18) non deve essere letto solo in chiave coniugale, ma in senso ampio, in chiave relazionale. E il brano di oggi ci offre un criterio di discernimento per capire se le nostre amicizie sono “buone”: se ci portano a Gesù, se ci portiamo vicendevolmente a Gesù; se ci aiutiamo a crescere nell’amore, nella solidarietà, nella carità fraterna.
Caro Gesù,
è bello sapere che Tu perdoni i peccati.
Lo sai che ne facciamo tanti,
ma noi non li chiamiamo più così.
Ci hanno convinti che oggi
è possibile fare tutto
e il contrario di tutto
purché ci soddisfi, purché ci convenga.
E non ci accorgiamo
che stiamo diventando tutti
più egoisti, più duri di cuore,
più indifferenti…
Stiamo crescendo a pane e “mi piace”,
e pian piano la bussola del nostro cuore
non cerca più il nord dell’Amore,
ma si accontenta di “piccole soddisfazioni”
che poi paghiamo a caro prezzo,
che poi facciamo pagare a caro prezzo.
Ci sembra di “volare” e di essere “liberi”
e non ci accorgiamo invece
di essere “paralizzati” e sempre più soli.
Nel Tuo perdono
ritroviamo la verità:
il nostro peccato che ci paralizza
e l’ostinazione del Tuo Amore
che ci restituisce la bellezza e la libertà
di essere figli di Dio.
E un grande grazie oggi Te lo diciamo
anche per il dono stupendo dell’amicizia.
Sì, Gesù, circondaci di amici veri,
rendici capaci di prenderci cura
gli uni degli altri.
Perché l’amicizia, quella vera,
è anche il Tuo modo
per accarezzare le nostre infermità,
per raggiungere i nostri deserti,
per asciugare le nostre lacrime.
Alla Tua scuola gratuita
di Amico degli uomini
rendici amici e fratelli di tutti.
E più nessuna paralisi
rallenterà il nostro cammino
verso la Vita.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!