5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

16 Gennaio 2025 - Giovedì

16 Gennaio 2025 - Giovedì

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Quello che viene raccontato oggi è l’incontro tra “il morto-vivente”, il lebbroso, la cui carne putrefatta è già il segno della morte che lo sta divorando e il “Vivente-che morirà per noi”, Gesù. È Lui che ci fa fare il cammino al contrario: il percorso esistenziale dell’Adam delle origini (e in lui tutti noi) dopo il peccato è un cammino verso la morte; il cammino del Nuovo Adamo, Cristo (e in lui tutti noi) è un cammino verso la Vita! Il Figlio di Dio è morto e risorto affinché noi avessimo la vita, semplicemente perché ci ama! Ecco perché il lebbroso senza nome (per cui tutti possiamo identificarci in lui) incontra la compassione. Tante volte abbiamo spiegato che la compassione biblica non è solo un sentimento di pietà verso chi soffre, in quanto le parole ebraiche e greche con cui viene raccontata rimandano alle “viscere materne” ossia a ciò che una mamma prova nei confronti della creatura che porta in grembo. E allora, a prescindere dal tipo di “lebbra” dal quale abbiamo bisogno di essere guariti, se ci domandiamo che cosa prova il Signore per noi, oggi, adesso… esattamente in questo momento, indipendentemente dallo stato in cui si trova la nostra anima (in grazia, nel peccato, nella gioia o nella disperazione…) la risposta è, e sarà sempre la stessa: la compassione, ossia la tenerezza struggente di una mamma verso la sua creatura. È importante ricordarcelo perché il Maligno fa sempre di tutto per gettarci nello scoraggiamento mostrandoci continuamente i nostri peccati, le fragilità, le debolezze che sono il corredo della nostra esistenza terrena. Farà di tutto, il nostro Nemico, per allontanarci da Gesù convincendoci che ormai per noi non c’è speranza, che Lo abbiamo deluso troppe volte, che ci attende solo il castigo, che Dio è arrabbiato con noi… Cosa prova Gesù per me e per te stamattina? La compassione di una Madre! E ci ricorda che «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Marco 2,17). Ecco il paradosso dei paradossi: la lebbra (peccato, povertà, fragilità, ferite della vita…) anziché allontanarci da Gesù ci mette in condizione di ricorrere alla Sua compassione! Allora il problema forse è un altro: riconoscere di esserlo! E qui emerge forse un’altra lebbra invisibile e, proprio per questo, estremamente insidiosa: un certo fariseismo religioso presente in noi che ci induce a pensare che Dio ci ama solo se siamo bravi, buoni, osservanti delle leggi religiose. Atteggiamento che ci spinge inconsciamente a rimuovere ciò che è povertà, fragilità, peccato e a mettere delle “maschere” illudendoci di far vedere a Dio solo “il lato buono di noi stessi”. La lebbra che potremmo fare fatica a riconoscere è questa sorta di “ansia da prestazione religiosa” nei confronti di Dio che ci porta a pensare che “non Lo amiamo abbastanza” (ed è vero!) che “non siamo abbastanza santi” (ed è vero!), che “non siamo veramente buoni” (ed è vero!) etc. etc. Pensieri che generano in noi depressioni spirituali, senso costante di inadeguatezza dinanzi al Signore e a noi stessi fino al punto da pensare che non serve a nulla seguirLo, servirLo, tentare di amarLo… E così il Nemico ha vinto! In realtà tutto questo è un falso problema ed un falso atteggiamento religioso. Perché il vero problema non è “se e quanto” amiamo Dio, ma se prendiamo coscienza di quanto siamo amati da Lui! Perché se ce ne rendiamo conto, amarLo diventa una risposta istintiva perché per istinto siamo portati a ricambiare con amore coloro dai quali ci sentiamo amati: e Lui ci ama incondizionatamente e per primo (cfr. 1Giovanni 4,10) È questa esperienza che ci cambia profondamente e ci aiuta ad avere uno sguardo diverso su noi stessi e sul mondo. Ci ama sempre perché Lui è Amore ed è un Amore che non cambia, neanche quando lo rifiutiamo, neanche quando “non lo sentiamo”, neanche quando “non facciamo le cose giuste” … Perché? Perché «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!» (Ebrei 13,8). Il Suo Amore compassionevole per noi non dipende da chi siamo o cosa facciamo noi, ma da Chi è e cosa fa Lui. Ed è Dio, è Amore, è Paternità amante fino al punto da dare il Figlio per noi (cfr. Giovanni 3,16). La fede non è la contabilità di ciò che noi facciamo per Lui, ma di ciò che Lui fa per noi. E se dovessero venirci ancora dubbi e resistenze allora guardiamo il Crocifisso! È la più potente, efficace, straordinaria, folle, assolutamente folle dichiarazione di amore per noi. È Gesù che dice a ciascuno di noi: “Ti amo così tanto che fa male. Ti amo così tanto che preferisco morire per te che perderti per sempre…”. È dunque l’incontro con la Sua compassione che ci guarisce. Ed ecco che non dobbiamo più nascondere la nostra lebbra (atteggiamento farisaico), al contrario chiediamo la luce dello Spirito Santo che ce ne faccia prendere coscienza e non per letture lacrimevoli e auto-commiserevoli… ma perché proviamo la gioia grandissima di consegnarla a Gesù! Sì, Gesù è quel Dio che “tende la mano” a chiunque per farci sperimentare quella compassione che con la forza della tenerezza distrugge anche i muri di cemento armato che abbiamo costruito intorno ai nostri cuori.

Caro Gesù,
ora so che posso avvicinarmi a Te
per gridare tutto il mio dolore,
per confessare la mia fatica,
per mostrarTi senza più vergogna
la “lebbra” dei miei dubbi
e delle difficoltà di tutti i giorni.
So che posso farlo
senza dover mettere “le maschere”
della persona “pia” e “religiosa”,
ma mostrandoTi tutto il mio bisogno
di essere guarito,
di essere “purificato” interiormente.
So che non mi respingerai sdegnato,
ma mi abbraccerai con quella compassione
che come Roveto ardente
scioglierà il gelo dei dubbi e delle paure.
Mi farai sentire così amato
che finirò addirittura per ringraziarTi
per quella “lebbra”
che mi ha “costretto” a cercarTi,
a mettermi in cammino verso di Te.
Per scoprire che in realtà
Tu stavi già cercandomi
e che sei salito sulla Croce
per mostrarmi sempre
le Tue braccia allargate
come segno di compassionevole accoglienza.
E che sei salito in Cielo,
laddove nessuna “lebbra”,
nessuna “povertà”, nessun peccato
potrà mai più ferire la mia vita
perché quel giorno Tu, finalmente
sarai Tutto in tutti,
Compassione eterna,
abbraccio perdutamente innamorato
del Padre per tutti i Suoi figli.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

Liturgia

Orari

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6.15 Lodi e Santa Messa (Lun, Mar, Mer)
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