5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

20 Gennaio 2025 - Lunedì

20 Gennaio 2025 - Lunedì

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Il racconto della Creazione presenta l’Uomo come un essere affamato e il mondo intero come suo cibo: «Dio disse: ‘Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo’» (Genesi 1,29): l’Uomo deve mangiare per vivere! Deve prendere il mondo nel proprio corpo e trasformarlo in sé stesso, in carne e sangue. Tutto il mondo è presentato come la tavola di un immenso banchetto universale. Immagine della vita al suo principio, ma anche immagine della vita al suo termine e compimento: «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno» (Lc 22,28-30).
Dio ha creato ogni cosa per la fame dell’Uomo: fame di cibo e di amore: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Genesi 2,18). Dunque tutte le cose create sono donate perché attraverso di esse, consumandole (il cibo) e amandole (le persone), l’Uomo possa entrare in comunione con il Dio Padre e Creatore. Qual è il peccato di Adamo/Eva, che si rinnova ancora oggi nel nostro peccato personale? Non è il fatto che l’Uomo abbia “disobbedito” a Dio. Il peccato è che l’Uomo ha smesso di avere fame di Dio; ha smesso di vedere tutta la sua vita, dipendente dalla Creazione, come un sacramento di comunione con Dio; ha iniziato a vivere il rapporto con le cose create senza più alcun riferimento al Creatore, illudendosi che liberandosi di Dio, avrebbe potuto disporre meglio del creato ed essere più felice.
Ma la realtà e l’esperienza mi dice altro: se vivo le cose create senza alcun riferimento al Creatore, senza gratitudine e pensando di poterle possedere e disporre solo secondo il mio giudizio, non entro più in comunione con l’Amore, ma vivo un rapporto esclusivo con le cose materiali che sono mortali come me, che deperiranno come me, che non hanno alcun significato di bellezza e di amore vero se le separo da Colui che me le ha donate. Ecco il peccato! Ed ecco dove si inscrive il tema del digiuno offerto dal Vangelo di oggi, che come ogni racconto, ci rivela sempre due cose: chi è Gesù: lo Sposo! E chi siamo noi: gli invitati alle nozze! Due elementi fondamentali per capire che non siamo su questa Terra per caso perché c’è per ognuno di noi un progetto di amore che ha una connotazione squisitamente sponsale: Gesù è lo Sposo!
Nella Sua Natività e nella Sua Pasqua si celebrano le nozze tra Dio e l’Umanità! Sono stato creato da Dio che è Amore per amare ed essere amato! Ecco perché per tutta la vita non facciamo altro che cercare l’amore e il bisogno è così radicale e profondo e urgente che a volte lo cerchiamo in modo sbagliato. Per questo il digiuno non è una pia pratica “medievale”, inutile retaggio di una Chiesa “vecchia” e “lontana” dal mondo, ma è un esercizio che mi ricorda che non digiuno… solo per perdere qualche chilo; ma perché sto aspettando lo Sposo! Tutta la nostra vita, pur immersi nelle cose del mondo – famiglia, lavoro, divertimento, amicizie… – è un cammino verso lo Sposo, come ci ricorda la parabola delle dieci vergini, cinque stolte e cinque sagge: «A mezzanotte si alzò un grido: ‘Ecco lo sposo! Andategli incontro!’» (Matteo 25,6). La vita cristiana autentica non è fuga dal mondo, ma vivere le cose del mondo con spirito di figli grati e attraverso le cose create, doni di Dio, riportare il mondo a Dio. Questa è la vocazione dell’Uomo!
Qual è il vero senso della nostra vita? Ce lo ricorda la risposta che diamo come assemblea durante la celebrazione dell’Eucaristia, subito dopo la consacrazione del pane e del vino: il sacerdote annuncia: “Mistero della fede”; L’assemblea risponde: “Annunciamo la Tua morte Signore; proclamiamo la Tua risurrezione nell’attesa della Tua venuta!”. Digiuniamo dunque non perché siamo tristi, ma perché desideriamo mantenere vigili le nostre coscienze per attendere con gioia il ritorno del Signore! E attenzione: non si tratta solo del ritorno “alla fine dei tempi”. Gesù viene ogni giorno nella mia vita attraverso le situazioni, le persone che incontro, i desideri del cuore… In mille modi!
E digiunare mi aiuta anche ad affinare la sensibilità spirituale per cogliere questi passaggi di Dio nella quotidianità. Ricordandoci infine che non si tratta solo di limitare l’uso del cibo, ma anche di tutto ciò che annebbia ed anestetizza la coscienza. E dobbiamo farlo indossando una veste nuova: è la misericordia di cui siamo ormai rivestiti, mentre la “veste vecchia” era la presunzione di essere giusti con le proprie forze, di acquistarci l’Amore di Dio a forza di preghiere e di regole. No! L’Amore è assolutamente gratuito. È Lui che ci ama per primo: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Giovanni 4,10). È la veste nuova del Battesimo che ci ha restituito la dignità di figli di Dio, amati follemente e gratuitamente. E per questo possiamo accogliere e brindare con il “vino nuovo” solo se siamo diventati “otri” nuovi: ossia abbiamo accettato che la misericordia di Dio trasformi gli otri vecchi/cuori induriti in otri nuovi/cuori rinnovati dal dono gratuito dell’Amore!

Caro Gesù,
lo ammettiamo:
siamo un po’ strani…
Siamo disposti a sottoporci
a diete e digiuni spietati
per mantenere la linea
e prepararci alla “prova costume”,
ma appena sentiamo parlare
di digiuno come pratica religiosa…
ci scandalizziamo!
E la bolliamo come pratica
retrograda e medievale.
Salvo poi ritornare affamati
ai nostri menù da… campi di concentramento.
Oggi però ci apri gli occhi
sul “chi”, sul “perché”
e sul “per-Chi” digiuniamo.
“Chi” è chiamato al digiuno?
Noi, che siamo gli “invitati alle Nozze”,
i “figli” amati alla follia dall’Amore.
“Perché” dobbiamo digiunare?
Per imparare a discernere
tra i cibi che ci fanno crescere
e quelli che avvelenano
ed anestetizzano lentamente
le nostre coscienze.
“Per Chi” lo facciamo?
Non per obbedire come schiavi
alle ferree regole dell’estetica,
ma per prepararci all’incontro con Te
che sei lo Sposo,
e ci ricordi che dentro e dietro
tutte i nostri bisogni
si nasconde in realtà
una fame insaziabile di amore,
del Tuo Amore che non delude mai.
Digiunare per imparare di nuovo
che non “di solo pane” vive l’Uomo,
ma di ogni Parola che esce dalla Tua bocca
Per assaporare di più l’Eucaristia,
il Tuo Corpo e il Tuo Sangue donato
per noi, pellegrini dell’Assoluto,
viandanti spesso impegnati
in vie tortuose e deserte,
per cercare il banchetto delle Nozze
dove Tu Agnello di Dio
sfami gratuitamente la nostra fame
di salvezza e di pace.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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