Non c’è Pasqua senza passaggio. Chi desidera sperimentare la beatitudine della resurrezione, deve prima passare attraverso il sepolcro della propria umanità ferita.

Siamo alle porte della grande settimana, anzi ci siamo già entrati. Ma cosa ci è stato chiesto per poterci immergere nei misteri che stiamo per celebrare? Niente di più se non il nostro cuore. Quel Gesù entra a cavallo di un asino. E non ci chiede niente se non il nostro amore ferito, incapace di fare da sé un passo anche piccolo. Conoscendo la nostra incapacità, Gesù stesso ci viene incontro, entra e ci spalanca le porte della salvezza! Come la gente che lo acclamava, stendiamo anche noi i nostri mantelli al suo passaggio. E diciamogli: “Signore, quello che ho te lo do”. Gesù saprà farne di certo qualcosa di bello. Non è forse dal letame che viene fuori il diamante? Sì. Un gioiello così prezioso viene fuori da qualcosa di brutto. Allora il nostro cuore ferito ha trovato un rifugio. I nostri mantelli logori hanno trovato qualcuno che non li rifiuta.


La domenica delle Palme è la preparazione all’immolazione, al martirio di Cristo. Egli, Sacerdote eterno, entra «una volta per sempre nel santuario» (Eb 9,12) ed immola se stesso, offre se stesso al Padre per ciascuno di noi. In questo giorno siamo stati chiamati a scegliere, ad interrogarci, a fare un discernimento su chi vogliamo essere, chi vogliamo imitare, chi vogliamo liberare o condannare. Padre Francesco ha elencato diversi personaggi del Vangelo durante l'omelia. E ha chiesto con forza a ciascuno di scegliere nel proprio cuore se e come accompagnare Gesù lungo la strada del Calvario, per poi fare Pasqua con Lui.


Come di consueto sono state benedette le Palme. Ma il luogo del rito quest'anno è stato, non a caso, la nuova Cappella del Sacro Cuore di Gesù. Alla sua presenza, a Lui che di nuovo passava in mezzo a noi, come un giorno a Gerusalemme, abbiamo detto il nostro sì. Per seguirlo lungo il Calvario, fin sotto la sua croce. Cosa abbiamo chiesto in quel momento? Di darci il coraggio per affrontare le nostre perdite, i nostri vuoti. Il coraggio di accogliere la nostra umanità così contraddittoria e così ferita. E possiamo farlo, in questi giorni, soprattutto attraverso il sacramento della Riconciliazione. Per chiedere, come il buon ladrone, a Gesù Crocifisso di trovare posto già ora nel regno del suo Cuore. In processione siamo poi arrivati alla cappella della Divina Misericordia, dove abbiamo celebrato la S. Messa. Ricordando così che la nostra salvezza viene dal sangue e dall’acqua che il costato trafitto di Gesù ha versato dalla croce.




E in questi giorni tanti pellegrini hanno bussato alle porte della Cittadella. Per prepararsi alla Pasqua sotto il manto di Colei che più da vicino ha seguito i passi di Gesù nella Passione. La Comunità Capi Scout del gruppo RC 10, dalla Parrocchia "Cattolica dei Greci" (RC) ha vissuto alcuni giorni di ritiro in compagnia del parroco don Antonino Ventura. Sempre da Reggio, i fedeli della parrocchia "S. Caterina" hanno trascorso un'intera giornata alla Cittadella. Accompagnati dal parroco don Candeloro Costarella e arricchiti dalla catechesi del nostro p. Giuseppe Saraceno. Ancora un numeroso gruppo proveniente da s. Cristina, così come i fedeli della parrocchia "S. Gaetano Thiene" di Melia, guidati dal nostro p. Pasquale Triulcio. E infine, il gruppo Fidapa sezione Siderno. Piccoli e preziosi segni di comunione, che ci aiutano a sentirci sempre più "chiesa" in prossimità del grande Triduo Pasquale.






La domenica delle Palme ci ha preparati a vivere con intensità i giorni che seguiranno. A fare Pasqua con Cristo. Sembra quasi di sentire le parole del Cantico dei Cantici: «“Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato”» (Ct 2,10-12). Sì dopo una perdita, dopo una ricerca affannosa, ci sarà un frutto abbondante di grazia per ciascuno di noi.

Aiutati da una grande santa diciamo: «O Gesù, la fiducia è più forte del timore! Conosco la mia debolezza e la mia indegnità, ma non sei tu il datore della vita? Non sei tu, Signore, tutta la mia forza e il mio appoggio? Tutte le spine che incontrerò le attraverseremo insieme» (s. Elisabetta della Trinità) Sia questa la nostra settimana Santa. Perché la Pasqua sia il giorno della rinascita delle nostre anime, nella fiducia e nell’amore di Cristo.

