Un albero rigoglioso. Piantato vicino a un corso d’acqua che scorre rapida e cristallina. Tronco snello e robusto. Foglie verdi, turgide. Fiori che spandono un delizioso profumo. E magnifici frutti che maturano ogni mese dell’anno. Poi un altro albero. Spoglio. Secco. Solo. In una sterminata pianura arida e desolata. Afa, siccità e salsedine lo consumano lentamente. Tra qualche istante non sarà più che un mucchio di sterile polvere. Attraverso queste due stridenti immagini la sapienza biblica dipinge la duplice condizione dell’uomo. La differenza tra le due dipende da una domanda semplicissima: “In chi confidi?”.

“Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa” (Ger 17,5-6). Questo il punto di partenza per la ricchissima catechesi di p. Santo Donato. Dal taglio antropologico, con spunti tratti anche dalla psicologia moderna. «Qual è il dramma di oggi? Che l’uomo, di qualsiasi ceto, cultura, religione, si è allontanato da Dio. Per confidare nella propria intelligenza, nelle proprie forze, nei propri progetti. Fino a fare di se stesso il centro, il dio della propria vita». Viviamo in una società dominata dal narcisismo.

«Chi è il narcisista? È una persona continuamente ripiegata su se stessa. Che dice: “Io valgo, io sono più intelligente degli altri, io devo raggiungere a tutti i costi quell’obiettivo”. Il narcisista pone tutta la sua forza nella propria persona. Arrivando a fare del male a se stesso e agli altri. Non è capace di amare». Come si guarisce da questa malattia psicologica e spirituale? Ecco la risposta consolante della Scrittura: “Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d'acqua. Le sue foglie rimangono verdi, nell'anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti” (cfr. Ger 17,7-8). Gesù è il Medico e la Medicina per la tua vita. Ma c’è un passaggio fondamentale da fare. C’è da rispondere con onestà e coraggio a una domanda che Gesù stesso ha posto ad alcuni malati (cfr. Gv 5,6): “Tu, vuoi guarire?”.


E su questo punto p. Santo ha incalzato: «In chi confidi? Nel tuo io? Nelle tue forze? Nella tua intelligenza? Nella tua malattia? Oppure in Gesù? Fai un atto di fede serio, e inizia un percorso di guarigione, dicendo: “Gesù, mi impegno come se tutto dipendesse da me e mi affido a te come se tutto dipendesse da te!”». Ecco allora le Beatitudini. Che non sono un modello antropologico scandaloso o irraggiungibile. Ma il ritratto di Gesù stesso.


«Gesù è il vero Povero, che “pur essendo di natura divina spogliò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2,6-7). È Lui che ha avuto fame della gloria del Padre (cfr. Gv 4,34). È Lui il vero afflitto, che ha offerto al Padre “preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime” (Eb 5,7) per la nostra salvezza». Ecco allora la conclusione: «Guarda Gesù, il vero Povero. E diventa anche tu un povero, cosciente delle tue debolezze e miserie. Mendica da Lui tutto quello che è necessario per la tua vita. Guarda a Gesù e chiedigli di avere fame di Dio. Guarda a Gesù e affida a lui le lacrime, i dolori della tua vita».


“Gesù, confido in Te!”. Un’invocazione che fa sintesi e trasforma in preghiera la Parola, tutta incentrata sul tema della fiducia. Davvero non ci poteva essere domenica più adatta per celebrare l’incontro mensile del Movimento Eucaristico della Divina Misericordia. Nella Messa serale p. Francesco ha ricordato che la misericordia si vive attraverso tre dimensioni: la preghiera, la parola e le opere. E si è soffermato proprio sulle 14 opere di misericordia che la Chiesa ci propone. Per aiutare i fedeli a concretizzarle in piccoli gesti quotidiani. Tutto coronato da un dolce “cuore a Cuore” con Gesù: adorazione Eucaristica, canto della Coroncina e benedizione conclusiva. Momento forte di guarigione e consolazione.


Una domenica intensa. Anche perché preceduta da un sabato speciale. In cui la Cittadella si è fatta annunciatrice e missionaria della fiducia in Dio. Attraverso due momenti forti di condivisione, formazione e fraternità: l’incontro “Nozze di Cana” e il pellegrinaggio degli Amici della Cittadella. Tanta è stata la gioia nel mettersi in viaggio, in un vero clima di famiglia, accompagnati da vari Fratelli e Sorelle. Per raggiungere la provincia di Cosenza. Una “full immersion” in luoghi di profonda spiritualità. Prima tappa, Acri. Terra natale di due “giganti”: s. Angelo d’Acri e il beato Francesco Maria Greco. Fondatore delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori, che hanno riservato ai pellegrini una squisita accoglienza. La superiora suor Antonella ha presentato la meravigliosa figura del Fondatore. Dopo la s. Messa, abbiamo venerato la sua salma.




E poi, dritti verso Bisignano. Per un incontro rigenerante con la spiritualità francescana. Nell’antico santuario di Sant'Umile, visitato in compagnia di fr. Francesco Mantoan. Che ci ha fatti immergere nella straordinaria spiritualità del santo. Una spiritualità che sembra riflettersi nello splendido crocifisso ligneo, specchio fedele e drammatico del dolore e dell’amore di Cristo. E prima di ripartire, il S. Rosario. Tanti i momenti di preghiera e riflessione. Ma anche tanti i momenti di allegria. Dal pranzo condiviso tra scenette e animazione, al “karaoke itinerante” sul pullman. Per concludere con una condivisione grata e commossa di tante preziose risonanze.





E nella stessa giornata di sabato, in profonda comunione di preghiera e fraternità, alla Cittadella abbiamo rivissuto la gioia del miracolo di Cana. Con numerose coppie di sposi. Che ogni mese vengono ad attingere da Gesù Sposo, per mezzo di Maria, il vino nuovo delle nozze. Dopo l’accoglienza festosa e l’invocazione dello Spirito Santo, p. Antonio Carfì ha offerto un rapido excursus tra le pagine bibliche. Ancora sul tema della “casa”, in cui Gesù entra per portare guarigione, gioia, consolazione, forza, perdono.




E poi è stata la volta del “laboratorio”. Protagonisti, gli sposi stessi. Che in piccoli gruppi, aiutati dai consacrati, hanno condiviso la loro esperienza matrimoniale alla luce della Parola. Per ridonarla nell’assemblea plenaria, arricchita e confermata dalla testimonianza di tante altre coppie. La parola chiave? Ancora una volta, fiducia: “Solo affidando a Gesù le gioie e i dolori di ogni giorno, il nostro matrimonio sarà saldo e fecondo”. Sì. Perché come l’uomo che confida in Dio è un albero sempre verde (cfr. Ger 17,8), così la famiglia che si affida a Dio è vite feconda e ulivo rigoglioso (cfr. Sal 128,3).




Una fecondità che alla Cittadella si è fatta incontro e accoglienza. Attraverso alcune graditissime visite. A varcare per la prima volta i nostri cancelli, Mons. Marie Fabien Raharilamboniaina, Vescovo di Morondava e Presidente della Conferenza Episcopale del Madagascar. "Un piccolo Paradiso": questo il suo commento al termine della visita. E un ringraziamento speciale al Fondatore p. Santo Donato per aver dato vita a questa “oasi mariana”. Con la sua rigogliosa bellezza naturalistica, sfondo ideale per una profonda esperienza spirituale. Il tutto reso più bello dalla calorosa accoglienza di una Fraternità che è vera famiglia unita dall’amore di Gesù.




E ancora, la visita di p. Alessio Mandanikiotis, eremita ortodosso messinese accompagnato da p. Sergej Tikhonov, viceparroco presso la Chiesa Ortodossa di San Paolo dei Greci (RC). P. Alessio, pieno di stupore e ammirazione, ha definito la Cittadella "un miracolo dell'Onnipotenza di Dio". Molto colpito dalla calorosa accoglienza della comunità, p. Alessio ci ha offerto una ricca testimonianza di storia e cultura sui santi italo-greci dell'Italia Meridionale, argomento su cui ha scritto un prezioso libro. "Continuate così, siate fedeli alla vostra vocazione, perché oggi il mondo si allontana sempre più da Gesù Cristo e ha bisogno di testimonianze forti come la vostra!". Così ci ha salutati, incoraggiandoci e assicurandoci la sua preghiera. Sì, perché la vita religiosa, fondata su un’autentica vita di preghiera e su legami di vero amore fraterno, è oggi testimonianza “rivoluzionaria” ed efficace che Gesù è vivo. Ed è viva la sua Santissima Madre. Lei sola, a parere di p. Alessio, potrà ottenere con la sua “onnipotenza supplice” il dono dell’unità dei cristiani e la pace al mondo intero.



“Come un albero piantato lungo un corso d'acqua” (Ger 17,8). Sì. Così vogliamo essere! Vogliamo smettere di confidare in noi stessi. Per iniziare, sempre di nuovo, a confidare in Lui. Diventeremo così, già da ora, simili al simbolico Albero descritto nell’Apocalisse, sorgente di vita e di guarigione per il mondo intero: “In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all'anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni” (Ap 22,1-2).
