In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
Dopo il Vangelo di ieri ritorna ancora una volta il tema del cibo, inserito questa volta nel contesto della questione del “sabato”. Sappiamo quanto fosse importante per gli Ebrei il rispetto del cosiddetto “riposo sabbatico” che contiene in sé un’indicazione fondamentale: Dio è il Creatore di ogni cosa e sospendere le attività in giorno di Sabato significava sottolineare come tutto è dono Suo da accogliere con gioia e gratitudine. Non è ovviamente Dio che ha “bisogno” di questo riposo, ma l’Uomo che deve ricordarsi di come sia portatore di una dimensione spirituale che ha bisogno di essere coltivata se non vogliamo creare lo squilibrio di una vita totalmente dedicata alle cose materiali.
Pensiamo a come questo tema sia oggi di stringente attualità considerando che le attività commerciali sono aperte anche la domenica e questo perché viviamo non più una vita a dimensione umana, ma siamo tutti dentro un frullatore industriale, con il tempo contato (perché il tempo è denaro!) e quindi dobbiamo produrre e produrre e produrre ancora… e il costo della vita diventa sempre più alto… Siamo diventati senza accorgercene schiavi del tempo!
Il riposo “sabbatico”, pertanto, a maggior ragione oggi continua ad avere la sua rilevanza per restituire agli esseri umani la loro… umanità, prima ancora che la loro religiosità! La sacralità del Sabato di fatto era stata fissata nell’Antico Testamento: «Ed egli [Mosè] disse loro: “È appunto ciò che ha detto il Signore: ‘Domani è sabato, riposo assoluto consacrato al Signore. Ciò che avete da cuocere, cuocetelo; ciò che avete da bollire, bollitelo; quanto avanza, tenetelo in serbo fino a domani mattina’”» (Esodo 16,23). E il modo in cui Gesù risolve la questione appare paradossale e scandaloso perché sembra mettere da parte il “diritto di Dio” attestato nell’Antico Testamento per mettere in primo piano il “diritto dell’Uomo”: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato». Non deve essere l’Uomo a diventare schiavo delle leggi, anche di quelle religiose, perché è vero il contrario: la legge è stata fatto per l’uomo e non l’uomo per la legge.
È un principio fortissimo che Gesù rivendica, è una stupefacente dichiarazione di amore ad ognuno di noi perché ribadisce la dignità intangibile e non negoziabile (neanche dalle leggi religiose) dell’essere umano, così cantata in forma poetica dal Salmista: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari» (Salmo 8,4-9). Sì, noi esseri umani siamo il Cuore di Dio, siamo nel Cuore del Padre nostro che è nei cieli! Siamo la Sua “debolezza”, ha un “debole” folle per noi e forse non abbiamo ancora compreso davvero la nostra dignità e quanto valiamo realmente se per salvarci Gesù stesso, il Figlio Unigenito di Dio, è morto e risorto per noi! Oggi puoi dirlo a te stesso/a: “Io valgo il Sangue del Figlio di Dio!”.
I Dieci Comandamenti col tempo erano stati “ampliati” da una precettistica che aveva reso impossibile l’osservanza della Legge. Infatti gli Ebrei al tempo di Gesù dovevano confrontarsi con ben 613 precetti, numero tutt’altro che casuale perché secondo alcune scuole rabbiniche sarebbe la somma di 365 (i giorni dell’anno) e 248 (le ossa dell’uomo per l’anatomia del tempo). L’idea è abbastanza chiara: la Legge deve accompagnare la persona ogni giorno dell’anno. Ma Gesù ha messo più volte in evidenza come la Legge si fosse allontanata dal Cuore di Dio, dall’Amore, finendo per diventare un capestro attorno al collo del pio fedele, perché dice dov’è il male, ma non dà la vita se si cade nel male.
Ricordiamo il dialogo in cui lo scriba chiede a Gesù quale fosse il Comandamento più importante: «Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: ‘Qual è il primo di tutti i comandamenti?’. Gesù rispose: ‘Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi’» (Marco 12,28-31). È l’Amore il cuore della legge e di ogni relazione, tra l’Uomo e Dio, tra l’uomo e i suoi simili. Se manca l’Amore di Dio nessun precetto potrà mai trasformare il nostro cuore. Non è la regola che cambia il cuore, ma l’esperienza di sentirsi amati gratuitamente da Dio che Amore!
Ecco perché i discepoli della parabola di oggi e noi con loro possiamo “mangiare”, perché lo Sposo/Amore è con noi e Lui stesso si fa cibo nell’Eucaristia prefigurata nelle spighe di grano del Vangelo odierno.
Caro Gesù,
quanta pazienza hai avuto
con chi pensava di essere credente.
Hai fatto più fatica con loro
che con i peccatori e i pagani
che accoglievano la Tua Parola
con entusiasmo e gratitudine.
Sì, perché il rischio è sempre lo stesso,
anche per noi, “credenti” del terzo millennio.
Quello di pensare
che possiamo inscatolare
la nostra fede dentro
tanti “si può” e “non si può”,
“si fa” e “non si fa”.
Quello di pensare che siano sufficienti
le osservanze dei precetti
per acquistarci l’etichetta di amici di Dio.
E poi ci accorgiamo che il nostro cuore
è pieno di giudizi e rancori,
di impurità e orgoglio,
di vendetta e presunzione,
anche se ci diciamo convinti:
“digiuniamo il Venerdì Santo…”!
Aiutaci a ripartire dall’Amore, il Tuo!
Che è gratuito, che non si compra
a furia di preghiere e di penitenze.
Aiutaci a capire
chi siamo davvero noi per Te.
Ricordaci ogni giorno
che la vera “signoria”
non è quella della Legge,
ma quella dell’Amore.
E se lo crederemo davvero,
la nostra vita diventerà
un immenso campo di grano
pieno di “spighe”
da condividere in letizia
con i nostri fratelli, affamati come noi,
del Tuo Amore.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!