In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Dal confronto tra i discepoli di Giovanni il Battista e i discepoli di Gesù emerge una rivelazione bellissima: Gesù non è solo un maestro, come il Battista lo è per i suoi discepoli; Lui si presenta come lo Sposo! E questa definizione che Gesù dà di sé stesso non solo illumina la scena evangelica di stamattina, ma è così forte che arriva dopo duemila anni a riscaldare anche i nostri cuori. Se Dio è Amore, l’immagine dello Sposo è quella che meglio rende l’idea di chi vuole essere Gesù per noi perché rimanda all’intimità, alla confidenza, alla fecondità, al progetto di vita per sempre. Ancora: ci restituisce l’idea del banchetto e della festa e della partecipazione di tanti che gioiscono per la presenza dello Sposo. Abbiamo ancora il coraggio di pensare che il cristianesimo è la religione della tristezza, del lutto, del dolore e del pianto? Gesù è lo Sposo: è una delle immagini più belle che poteva usare per dirci non solo chi è Lui per noi, ma chi siamo noi per Lui: gli amati, i corteggiati dal Suo Amore discreto e delicato che non sfonda le porte dei nostri cuori, ma bussa dolcemente e senza forzare la nostra libertà. Subito viene in mente l’altra immagine suggestiva donataci dall’Apocalisse: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3,20). Perché l’Amore vero ha come base la libertà dell’altro. E l’ultima frase: «Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» ci ricorda il tempo della Chiesa, il nostro tempo, quello del pellegrinaggio terreno. Sì, in questo tempo lo Sposo è sottratto alla nostra vista fisica pur rimanendo in noi e con noi sino alla fine dei secoli attraverso il Suo Spirito. Allora come organizzeremo il nostro digiuno? Rinunciando a delle cose? Al cibo o a delle abitudini da correggere? Sì, anche questo, ma dopo, molto dopo! Innanzitutto il digiuno deve essere riempito della Sua attesa, del desiderio di servire lo Sposo, di amarLo pur senza vederlo con gli occhi umani. La nostra vita ha veramente senso nella misura in cui, pur immersi nelle cose belle e necessarie di questo mondo, tuttavia poniamo come fondamento di ogni cosa l’attesa della Sua venuta. Ce lo ricorda ogni giorno la liturgia eucaristica subito dopo la consacrazione: così dice il sacerdote: “Mistero della fede”; e i fedeli rispondono: “Annunciamo la tua morte, Signore; proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta” L’attesa dello Sposo come cardine intorno al quale fare ruotare tutta la nostra esistenza. E come si fa concretamente? Vivendo di fede, speranza e carità! Allora quando anche per noi giungerà il momento di partire per il Cielo pure noi udremo la voce che nel buio della notte griderà: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!» (Mt 25,6). Sì perché morire non significa andare incontro “alla fine di tutto”: significa andare incontro “al Fine di tutto”, allo Sposo, alla Vita, all’Amore per sempre.
Caro Gesù,
anche noi
pensiamo che il rapporto con Te
si fondi sui digiuni, sulle penitenze,
su ciò che noi facciamo per Te.
Dimenticando che la fede
non è la contabilità
delle nostre opere per Te,
ma la memoria grata e viva
di ciò che Tu fai per noi!
Sai, in fondo dobbiamo ammetterlo:
per noi è più facile digiunare che amare!
Privarci di qualcosa
piuttosto che riempirci di perdono!
Rinunciare a guardare i social o la televisione
piuttosto che vedere negli altri
i nostri fratelli.
Togliere dalla tavola il pane
e il companatico
piuttosto che fare sedere accanto a noi
e mangiare con qualcuno che ci fa antipatia!
Stare a pane e acqua per quaranta giorni
piuttosto che riempire di attenzioni
e premure chi ci vive accanto.
Ma Tu oggi
con l’immagine dello Sposo
soffi come scirocco infuocato
sulle nebbie delle nostre
impolverate convinzioni religiose.
Ci passi accanto
e col Tuo profumo di Sposo
distogli i nostri sguardi
centrati su noi stessi
per rimanere invece
affascinati dalla Tua bellezza
e scoprire che siamo amati
così tanto da Te
che desideri unirti a noi
in un’alleanza sponsale.
E seppure indeboliti
dai nostri digiuni un po’ tristi,
con Te ritroviamo la forza
di muovere i primi passi di danza,
pieni di gioia e di gratitudine.
E già su questa terra inizia la Festa
per avere incontrato lo Sposo.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!