5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

4 Marzo 2025 - Martedì

4 Marzo 2025 - Martedì

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Oggi ascoltiamo il grido stupito di Pietro che, dopo l’incontro col giovane ricco (al quale aveva certamente assistito), si rende conto di avere avuto la forza di “lasciare tutto” perché insieme ai suoi compagni ha preferito rimanere dentro il cono di luce dello sguardo innamorato di Gesù, cosa che invece il giovane ricco non era riuscito a fare perché incapace di privarsi delle sue ricchezze. E ieri dicevamo che la condizione per seguire Gesù non è quella di organizzarci contabilità improbabili e stressanti di cose “da fare” per il Signore, ma semplicemente di riconoscerci figli che ereditano tutto per pura grazia. Probabilmente nella frase di Pietro si cela anche il desiderio dell’Uomo di sapere cosa “ci si guadagna” nel seguire Gesù. Sì, perché, diciamoci la verità, la vita ci abitua al fatto che “nessuno fa niente per niente”. Ecco perché Gesù ci educa all’assoluta gratuità come ci ricorda San Paolo quando riporta un detto del Signore: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). Ma torniamo al brano di oggi. Cosa significa lasciare tutto per seguire Gesù? Se questo è chiaro per i religiosi chiamati a rinunciare a “tutto” attraverso la professione dei voti di povertà/castità/obbedienza, per chi rimane nel mondo è l’esortazione a lasciare tutto quello che non permette di vivere come veri figli di Dio. Non c’è tanto in gioco la rinuncia ai beni materiali o alle ricchezze (se ce ne fossero), ma il lavoro costante sul nostro cuore affinché non si attacchi ad esse, non ne faccia un idolo, perché Gesù sa quali danni possa portare nel nostro cuore un possesso dei beni non evangelizzato. Ecco perché il Salmista raccomanda: «Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore» (Salmo 62,11). Sì, perché la ricchezza vissuta senza discernimento e spirito evangelico porta sempre all’indurimento del cuore, all’egoismo, alla cupidigia: “più ne abbiamo e più vogliamo averne”. In fondo, l’insegnamento che Gesù ci dona nel miracolo della moltiplicazione dei pani (cfr. Marco 6,34-44) non si fonda tanto sulla moltiplicazione del pane in sé, cosa che oggi sarebbe anche facile da fare grazie al progresso e alla tecnologia, quanto sulla disponibilità dei discepoli a condividerlo: «Voi stessi date loro da mangiare» (Marco 6,37). Una statistica interessante ci aiuta a leggere la realtà odierna e ci illumina su quello che stiamo dicendo: l’80% della ricchezza planetaria è in mano al 5% della popolazione… Tirate le conclusioni: se c’è la fame nel mondo è colpa di Dio o dell’Uomo egoista? Dunque siamo invitati a lasciare tutto quello che ci fa vivere ripiegati su noi stessi, con gli occhi concentrati solo sul nostro orticello. A lasciare tutte quelle paure che trasformano la nostra vita in un piccolo seme che per lo sgomento di “sporcarsi con la terra e di morire” rimane chiuso e pulito ed intatto dentro un cassetto, senza portare frutto per sé e per gli altri. Siamo chiamati a lasciare tutto quello che utilizziamo per costruire muri anziché ponti tra di noi: il rancore e il desiderio di vendetta, il giudizio impietoso sulle pagliuzze degli altri fatto con occhi pieni di travi e cateratte spirituali. Dobbiamo lasciare tutto quelle categorie selettive con le quali dividiamo il mondo e il nostro cuore: simpatici/antipatici, amici/nemici, utili/inutili per abbracciare le uniche due categorie amate dal Signore: figli dell’unico Padre e per questo fratelli fra di noi. Infatti Gesù ci ha detto stamattina che «non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto». Ecco cosa ci si guadagna nel seguire Gesù: il centuplo. E se stiamo attenti ci accorgiamo che questo centuplo non è tanto economico, ma è costituito dalle relazioni: fratelli, sorelle, madri, padri, figli… Relazioni! Diventiamo ricchi nelle relazioni, negli affetti, nelle reciprocità perché la felicità più grande è quella che si può condividere con gli altri. E una delle preoccupazioni ancestrali del Creatore è legata proprio alla condizione dell’Uomo sulla Terra: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Genesi 2,18). Perché il sogno di Dio è l’Umanità come una grande famiglia! Perché così vivremo in Cielo: nella comunione dei Santi che altro non è se non un’immensa festa di amici e familiari, secondo il linguaggio paolino: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio» (Efesini 2,19). Ecco dunque l’invito ad essere generosi, a spendere la nostra vita in favore degli altri, ad essere attenti alle piccole cose che possiamo fare anche per quelle persone che pur essendo umanamente “sconosciute” sappiamo invece essere nostri fratelli e sorelle in Cristo. Un’ultima annotazione sulla vita eterna che sarà l’approdo finale delle nostre stanchezze umane. Fa’ bene Gesù a ricordarcelo perché se guardiamo alla nostra vita da questa “finestra” tutto si riduce e riconduce nella sua giusta dimensione; sconfitte e persecuzioni annesse. Ogni cosa assume il peso e la misura giusta. Il pensare alla vita eterna non vuole essere una sorta di anestetico per i nostri dolori terreni, ma ci permette di “vedere” ogni cosa come la vede Dio! E allora fiumi di speranza fecondano i nostri deserti, fiammate di Amore sciolgono le freddezze e indifferenze. Soprattutto ci ricordiamo che l’ultima parola sul nostro cammino terreno non la dirà Sorella Morte, ma Gesù, il Figlio del Dio vivente!

Caro Gesù,
siamo così abituati
a quantificare tutto
nella vita di tutti i giorni,
che abbiamo la tentazione
di avvicinarci a Te
con la Bibbia in una mano
e la … calcolatrice nell’altra.
Alle attese di Pietro
che ha lasciato tutto per Te
rispondi che con nessuno di noi
Ti lasci vincere in generosità.
Avremo il centuplo!
Non tanto in “cose”,
quanto in relazioni!
Il nostro cuore sarà chiamato
a dilatarsi per accogliere l’amore
di centinaia di fratelli e sorelle
e padri e madri…
Sì, Tu desideri
– e già lo vedi realizzato
nella comunione dei Santi in Paradiso –
il sogno di un’umanità che gareggia
nello stimarsi a vicenda,
nell’aiutarsi senza distinzioni
di colori della pelle e di confini terreni.
Vuoi che mettiamo da parte
i registri del “dare e avere”
per spalancare il cuore
nell’accoglienza di un Amore,
il Tuo, che solo
ci rende capaci di abbracciare
il mondo intero
come residenza provvisoria
perché l’Eternità sarà la nostra
vera Casa comune.
Ricordaci Gesù che,
se proprio dobbiamo misurare le cose,
l’unica unità di misura valida per Te
è… la Misericordia!
Il Tuo Amore senza misura!

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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Orari

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La Fraternità accoglie quanti desiderano unirsi
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6.15 Lodi e Santa Messa (Lun, Mar, Mer)
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12.00 Ora media e Santo Rosario
16.30 Vespri, Adorazione eucaristica e Santo Rosario

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