Un’attesa struggente. Come quella di un assetato. Che da lontano intravede la sorgente d’acqua fresca e zampillante, pronta per lui. Ma che ancora è lontano dalla meta. Ecco quello che vivono le anime del Purgatorio. Sono sulle soglie della Luce. E al tempo stesso ne sono ancora lontani. Avvolti da quella “nebbia” che non permette ancora la visione limpida dello splendore che li attende. A queste anime sante e tanto sofferenti siamo venuti in aiuto. Attraverso giorni intensi di preghiera. Per affrettare la loro entrata nel Regno della luce.
Otto giorni davanti all’Eucarestia. Per un tempo prolungato di adorazione. Tra silenzio, canti, la preghiera del Rosario e dei Vespri. Per poi “tuffarci” nel mistero eucaristico con la s. Messa. Questo abbiamo vissuto nell’Ottavario dei defunti. Una consuetudine ormai radicata alla Cittadella. E condivisa da moltissimi fedeli. Che trovano il tempo, anche durante la settimana, di “lasciare tutto” per dedicarsi alle anime del Purgatorio. Un piccolo ma prezioso atto di carità. Una delle nove opere di misericordia spirituale, raccomandate dalla Chiesa: “pregare per i vivi e per i morti”.
E quest’anno, nei giorni dell’Ottavario, anche tanti appuntamenti speciali. Il primo, in compagnia di s. Giuseppe. Patrono della buona morte e amico speciale delle anime del Purgatorio. Lui, che ha avuto la grazia di morire tra le braccia di Gesù e di Maria, non cessa di intercedere perché tutti i suoi fratelli sperimentino presto, in Cielo, quello stesso dolcissimo abbraccio. P. Santo donato, nell’aprire la celebrazione, l’ha invocato così: «Caro s. Giuseppe, donaci la grazia di una vita santa e, quando Dio vorrà, una morte santa. E soccorri tutte le anime del Purgatorio. In modo speciale coloro che abbiamo conosciuto e amato sulla Terra, e le anime più abbandonate, quelle per cui non prega mai nessuno».
E venerdì ci siamo lasciati letteralmente “prendere tra le mani” dall’Immacolata. Con la celebrazione in onore di Maria che scioglie i nodi. Una devozione tanto cara a papa Francesco e sempre più diffusa tra i fedeli. Che sono accorsi numerosi per consegnare con fede i propri “nodi” alle mani materne di Maria. Lei, che con dolcezza e pazienza ha il potere di riportare la pace nella nostra vita, spesso tanto “intricata”. Ma p. Francesco ci ha ricordato che anche i nostri nodi possono essere una benedizione. Perché spesso sono proprio le situazioni difficili che ci spingono a chiedere aiuto al Signore, purificando e aumentando la nostra fede. Lasciamo a Lui la scelta: se liberarci, per intercessione di Maria, da quel “nodo”, o lasciarlo, per il momento, nella nostra vita, come strumento di conversione e santificazione.
A questo appuntamento speciale ci siamo preparati con la preghiera intensa e prolungata del Rosario. Insieme agli Amici dell’Associazione del Rosario Perpetuo, che hanno ripreso i loro incontri mensili alla Cittadella. Un’occasione in più per chiedere l’intercessione della Vergine Santa a favore dei nostri cari defunti.
E ancora tra le braccia dell’Immacolata abbiamo trascorso il pomeriggio di sabato, il nono nell’itinerario di preparazione all’8 dicembre. Contemplando la gioia di Maria alla resurrezione di Gesù. Al silenzio del Vangeli su questo argomento, supplisce una notevole mole di scritti dei padri della Chiesa e di numerosi santi. Che ci presentano la Vergine come la prima ad aver ricevuto la dolce visita del Risorto, dopo aver condiviso fino all’ultimo istante la sua dolorosa passione.
E proprio all’insegna della gioia si è conclusa la giornata. Con l’agape fraterna animata dalla musica e dal gioco, in quel caloroso clima di famiglia che è tipico della nostra Fraternità.
Lo spirito di famiglia ha riempito anche la giornata di ritiro vissuta dai nostri Fratelli sacerdoti. Accolti con affetto a Solano, dove è parroco il nostro p. Salvatore Coppola. Un’occasione importante di preghiera, riflessione e fraternità. Per condividere le varie esperienze pastorali e viverle con rinnovato impegno.
Ci avviciniamo alla fine dell’anno liturgico. E nella XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, la Parola ci ha invitati a guardare verso la fine, o meglio verso “il fine” di tutto. Il discorso escatologico di Gesù (cfr. Mc 13,24-32) non ha lo scopo di terrorizzarci, ma di prepararci bene a quella trasformazione del cosmo e della nostra vita che avverrà alla fine dei tempi. E ci aiuta ad orientare bene tutte le nostre energie, senza disperderle solo per le cose materiali. Come? Soprattutto attraverso la preghiera. Che ci eleva dalla Terra per farci pregustare il Cielo.
Così ne ha parlato p. Santo nell’omelia: «Una giornata senza la preghiera è una giornata senza sole. La preghiera è come stendersi al sole. Qualunque cosa tu faccia, il sole ti riscalda. Così anche la preghiera: che tu sia nella gioia, nel dolore, a volte anche nella distrazione, la preghiera ti riscalda, ti illumina, dà un senso alla tua vita. Lasciati abbronzare da questo sole! Più tempo dedichi alla preghiera e più sarai vicino a Dio, e avrai la pace». E p. Francesco ha ricordato come il modo migliore per prepararsi alla morte è vivere bene, come se fosse l’ultimo, ogni istante. Arricchendo le nostre giornate di tanti piccoli gesti di carità, di ascolto, di perdono. Perché “alla fine della vita saremo giudicati sull’amore” (s. Giovanni della Croce).
“Voi siete il sogno di p. Kolbe!”. Così alcuni amici provenienti dalla Polonia hanno definito, commossi, la Cittadella. Per la prima volta hanno varcato i nostri cancelli, insieme ad altri pellegrini pugliesi e torinesi. E si sono sentiti subito “a casa”. Contemplando la bellezza di sentirsi “fratelli”, tra le braccia dell’Immacolata, con persone di varia provenienza. Sì, era proprio questo il sogno di s. Massimiliano: edificare almeno una Cittadella in ogni nazione. «Ritengo indispensabile moltiplicare le Niepokalanów in Europa. Con l’aiuto dell’Immacolata le Niepokalanów inizieranno a spuntare in diverse nazioni» (cfr. SK 296, 755).
«L’amore deve bruciare noi e, per mezzo nostro, incendiare il mondo e distruggere, consumare in esso ogni male. Dopo di esserci infiammati noi stessi di questo amore divino, faremo ardere il mondo intero». (cfr. SK 1160). Questo si augurava p. Kolbe! La nostra Cittadella dell’Immacolata, fiammella accesa nell’estremo lembo del Sud Italia, diventi sempre più luminosa, per incendiare il mondo intero con l’amore di Dio. E ci aiuti a pregustare la bellezza che ci attende in Paradiso. In quel “giorno senza tramonto” che ci avvolgerà per sempre. In un unico abbraccio, nella pienezza dell’Amore e della Luce.