Ogni mamma desidera restare accanto al figlio. Se non fisicamente, almeno col cuore. Così anche la nostra Mamma Immacolata. Che con delicata tenerezza, ha “inventato” un modo per rendere più tangibile la sua presenza accanto a noi: la sua Medaglia. Un oggetto piccolo, quasi insignificante, se lo si guarda con superficialità. E invece è un dono prezioso. Un trattato di mariologia in simboli. Un catechismo iconografico. Una piccola Bibbia dei poveri. Un microcosmo mariano. Così è stata definita la Medaglia nel corso dei secoli. Non solo da ferventi innamorati di Maria, ma anche da autorevoli teologi. E da numerosissimi santi. Che al loro passaggio facevano scendere una vera e propria “pioggia” di medagliette. Regalandole a tutti: ammalati, bambini, adulti, anziani… perfino ad atei o appartenenti ad altre religioni. In primis, il nostro amato padre Kolbe.
«Uno può essere anche il peggiore di tutti, ma se acconsente a portare su di sé la medaglia miracolosa, bisogna dargliela; si deve pregare per lui e all’occasione, per mezzo di una buona parola, cercare di portarlo lentamente ad amare con tutto il cuore la Madre Immacolata. Io immagino che col tempo in nessuna località vi sarà un’anima che non porti al collo la Medaglia Miracolosa» (SK 97; 382). Noi Piccoli Fratelli e Sorelle dell’Immacolata abbiamo scelto di portarla proprio sul cuore. Come segno di totale appartenenza a lei. Ma anche per presentare in modo immediato, visivo, a chiunque ci incontra, ciò che vogliamo essere, ogni giorno di più: «L’Immacolata: ecco il nostro ideale. Avvicinarci a Lei, renderci simili a Lei, permettere che Ella prenda possesso del nostro cuore e di tutto il nostro essere, che Ella viva e operi in noi e per mezzo nostro, che Ella stessa ami Dio con il nostro cuore, che noi apparteniamo a Lei senza alcuna restrizione: ecco il nostro ideale» (SK 1210). E alla Cittadella ieri, 27 novembre, è stata una giornata speciale. Un fiume ininterrotto di pellegrini ha affollato la nostra cappella. Per ricordare insieme, con gratitudine, il giorno e l’ora in cui la Vergine Santa ci ha lasciato questo piccolo e preziosissimo pegno d’amore.
Così racconta s. Caterina Labourè: «Vidi la Santissima Vergine... La sua bellezza era tale che mi è impossibile descriverla. Ed ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro ovale, sul quale, in alto, a modo di semicerchio, dalla mano destra alla sinistra di Maria si leggevano queste parole, scritte a lettere d’oro: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Allora si fece sentire una voce che mi disse: “Fa’ coniare una medaglia su questo modello: tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie; specialmente portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”». Con il rosario meditato e la Supplica alla Madonna della Medaglia Miracolosa, ci siamo preparati alla celebrazione eucaristica. Al termine, la benedizione e distribuzione delle medagliette.
La dolce presenza di Maria si è resa tangibile anche in tanti momenti vissuti nei giorni scorsi. Specialmente con il percorso formativo dei Sabati dell’Immacolata. Arricchito stavolta da una fervente preghiera di suffragio per le anime dei defunti. Vissuta davanti a Gesù Eucarestia e poi nella s. Messa, con una larghissima partecipazione dei fedeli. Per concludere con la processione fino alla Cappella delle Anime del Purgatorio.
E abbiamo anche ripreso con gioia il cammino di “Nozze di Cana”. Numerose le coppie accolte con gioia dai Fratelli e dalle Sorelle, in un sereno pomeriggio autunnale. L’incontro è iniziato all’insegna della lode, con festosi canti di animazione. E poi la ricca catechesi di p. Antonio Carfì: “Come tralci uniti alla vite. Per essere sposi santi e immacolati al suo cospetto nella carità”. A partire dalla riscoperta del Battesimo, sorgente del cammino di santità, incarnato nello specifico della vocazione nuziale. Che richiama direttamente ad un rapporto dialogico e complementare: “Non è bene che l’uomo sia solo. Voglio fargli un aiuto che gli corrisponda” (Gen 2,18).
Dopo un momento di agape fraterna, occasione per rinsaldare i legami di amicizia, la condivisione conclusiva. Che ha dato spazio a domande, chiarimenti, risonanze. Ma anche a commoventi testimonianze di amore fedele, “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. Luminoso riflesso dell’Amore stesso di Dio.
Un amore divino. Un amore regale. Proprio quello stesso amore che abbiamo celebrato domenica 24 novembre. Nella solennità di Cristo Re dell’Universo. Allo splendore maestoso degli scenari apocalittici (cfr. Dn 7,13-14; Ap 1,5-8) si contrappone, in contrasto stridente, l’icona dell’Uomo dei dolori (Gv 18,33-37). Che risplende di una regalità infinita proprio nella sua estrema povertà. La nobiltà divino-umana di Gesù si oppone alla grettezza calcolatrice di Pilato. E in quella risposta, disarmante nella sua semplicità, brilla tutta la verità: “Tu lo dici: io sono re” (Gv 18,37). «Pilato è il mondo di oggi», ha osservato p. Santo Donato nell’omelia. «Pilato sei tu, sono io, quando non accogliamo la Verità che ci sta davanti, che è Gesù. E ci chiudiamo nella ricerca egoistica del nostro interesse personale». E p. Francesco ci ha proposto alcuni spunti per un esame di coscienza. Per verificare se davvero Gesù è il Re della nostra vita. O se altri “re” governano i nostri cuori e orientano le nostre scelte.
“Cristo regni nei nostri cuori, oggi e sempre per mezzo di Maria!”. Questa la giaculatoria con cui noi, Piccoli Fratelli e Sorelle dell’Immacolata, concludiamo ogni nostro momento di preghiera. Quasi la traduzione verbale della ricchezza simbolica presente sulla Medaglia. La Vergine in atteggiamento regale, nell’atto di distribuire le grazie divine attraverso le sue mani. Sul retro, i due Cuori sofferenti, che desiderano unirsi al nostro povero cuore. E soprattutto quella croce, sorretta dalla “M” di Maria. Sì: è Cristo, che dal suo trono di dolore regna. E regna per mezzo di Maria!
Piccoli semi di questo Regno sono stati anche, nei giorni scorsi, alcune visite particolarmente gradite. A partire da un gruppetto di sacerdoti della diocesi di Mileto, e don Luca, sacerdote orionino che svolge il suo ministero presso il santuario dell’Incoronata (Foggia). E poi gli adolescenti della parrocchia Maria SS. Di Porto Salvo di Cannitello, che hanno trascorso un pomeriggio con Gesù, tra catechesi, Adorazione eucaristica e momenti di allegria. Ancora, don Tonino Sgrò, che ha scelto la Cittadella come sede per il ritrovo mensile degli operatori pastorali della parrocchia di s. Domenico (RC). L’incontro, animato da p. Gaetano Lombardo e sor. Angiola De Maio, si è svolto in un’alternanza di video e testimonianze su s. Massimiliano Kolbe e il carisma della Cittadella. Aprendo poi a riflessioni e domande. Per concludersi con la pizza insieme e la Compieta cantata con tutta la Fraternità. Un prezioso momento di condivisione, che speriamo possa ripetersi presto!
Siamo pronti, adesso, per entrare in un altro tempo di grazia: la Novena dell’Immacolata. E lo facciamo lasciandoci guidare dall’ardente preghiera del nostro caro s. Massimiliano: «O Immacolata, che io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la Tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere, in tal modo, quanto più è possibile il benedetto Regno del sacratissimo Cuore di Gesù. Dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e della santificazione, poiché ogni grazia scorre attraverso le Tue mani dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi» (SK 37).