Sempre più assetati di verità ci rifugiamo dietro ciò che non sazia e non dà una risposta ai nostri desideri. Ci accontentiamo di apparenze, di ombre della realtà. Ma non andiamo a fondo, non ricerchiamo ciò che davvero fa per noi, ciò che per noi è stato pensato. Abbiamo bisogno di qualcuno che mediante la sua parola ci svegli dal sonno. Che passi a chiamarci, che ci dia un compito. O meglio, una vocazione! Sì, com’è bello sapere che ogni uomo è nato per portare a compimento una missione ben precisa...


Il Vangelo parla di una pesca miracolosa che sconvolge e ri-direziona le vite di poveri pescatori. Pietro che ben conosceva il proprio mestiere, passa una notte a pescare ma non prende nulla. Arriva Gesù e comanda a Pietro da che lato gettare le reti. È qui che avviene il capovolgimento della storia. Perché a Pietro viene rivelata la propria vocazione.
Ci siamo chiesti: la notte dei discepoli non è forse simile a tante nostre notti? Ma il Signore è colui che sa trarre il bene anche dai nostri errori. Come Piccoli Fratelli e Sorelle dell’Immacolata, nella domenica che ha preceduto la memoria delle apparizioni di Lourdes, ci siamo soffermati sul significato più vicino alla nostra quotidianità per interpretare il Vangelo proclamato. Padre Santo durante l’omelia ricordava ai fedeli presenti le parole di un Pietro disperato, affannato, deluso. Che dice: «Abbiamo faticato tutta la notte ma non abbiamo preso nulla» (Lc 5,5). “Questo Vangelo riguarda la nostra vita, i momenti della nostra vita. Quanto sto soffrendo? Le umiliazioni, il dolore del cuore, quel peso e quelle situazioni drammatiche… Quanti periodi bui fanno parte della nostra vita! E anche noi gridiamo: Signore soccorrici! Quante volte, caro fratello, abbiamo faticato tutta la notte, ma poi ci siamo ritrovati con le mani vuote?”.


C’è però una svolta. Che è possibile per tutti: “Il Signore non dice forse a Pietro di gettare le reti dalla parte opposta della barca? Questo a noi cosa dice? Che il rimedio al nostro buio si trova. Ma non come vogliamo noi, non quando vogliamo noi. Ma quando e come vuole Dio. Cosa dobbiamo fare? Ciò che ha fatto Pietro: fidarci di Gesù”. Anche padre Francesco ha lasciato ai pellegrini presenti un messaggio di speranza. Dicendo che “la grazia di Dio ci sorprende sempre, è sempre all’opera e non ci abbandona mai”. Il consiglio allora è quello di “lasciare il timone della nostra vita nelle mani di Cristo. E sarà lui a condurci al porto sicuro”. Il Vangelo di domenica ci ha anche proiettati all'11 febbraio. Insieme ai pellegrini presenti, già a partire dalla domenica, abbiamo riflettuto insieme sul significato delle apparizioni. Mettendo a confronto la chiamata di Pietro con la chiamata di Bernadette.
Il Signore non ci chiama ad “essere qualcuno”. Ma ci invita ad “essere noi stessi in Lui”. A riscoprire la grazia ricevuta mediante il nostro Battesimo. Grazia che siamo chiamati a rinnovare e a far fruttare. Ecco cos’è la vocazione per ciascun battezzato.


A fare da corona a queste giornate intense di spiritualità, numerosi i pellegrini, anche appartenenti a diversi gruppi di preghiera. Che attingendo alla nostra spiritualità mariana, hanno lodato Dio attraverso il canto e la musica. Così è stato per il gruppo giovani del Chorus Christi, venuti per un momento di catechesi e Adorazione Eucaristica. Domenica sera è stato invece un graditissimo ospite a concelebrare l’Eucarestia: don Giuseppe Mangano, della diocesi di Oppido Palmi. Che con la sua presenza ha reso manifesto il volto di una Chiesa che è comunione. Il Chorus Christi ha invece animato la liturgia dell'11 febbraio. Aiutando i presenti, mediante il canto e la musica, ad immergersi ancora più profondamente nel mistero Eucaristico.




Padre Francesco ci ha ricordato il primo incontro di Bernadette con la Madonna. Un incontro che le cambia per sempre la vita. “Bernadette lascia tutto e segue la Madonna. E da quel giorno non solo cambia la sua vita, ma anche quella grotta, in cui si gettavano i rifiuti, diviene un luogo in cui ancora oggi tanta gente ritrova la propria vita, ritorna a vivere!”. Padre Francesco però ha dato ai fedeli tre ingredienti necessari per poter vivere la memoria delle apparizioni di Lourdes e rivivere i gesti di Bernadette. “L’acqua è il primo ingrediente della teologia di Lourdes. E richiama il nostro Battesimo, ma anche la Confessione. Che è come una cascata di acqua gelida che toglie da noi le incrostazioni del peccato. L’altro elemento è la roccia. Dove possiamo trovare rifugio per le nostre quotidiane infermità? In Cristo, presente soprattutto nel sacramento dell’Eucarestia. Essenziale per il nostro incontro intimo e reale con Lui. L’ultimo ingrediente è il dialogo con Maria. Ovvero la preghiera, che ci apre ad un’intimità profonda con lei”.
A Lourdes, così come a Fatima e in molte altre apparizioni, il Cielo continua a parlare agli uomini. Si abbassa per raggiungerci. E ci coglie di sorpresa, proprio nei nostri affari e affanni quotidiani.



Dopo l'Eucaristia, anche la fiaccolata che ha portato i numerosissimi fedeli davanti alla grotta ci ha aiutato a ritrovare l’immagine più vera di Dio e del suo amore per gli uomini.


A Mosè Egli appariva sul Sinai e si manifestava attraverso una nube. All’umanità di oggi il Padre non solo ha parlato e parla per mezzo del suo Figlio. Ma anche per mezzo di Maria, colei che – così amava dire don Tonino Bello – «è la creatura straordinaria innamorata di normalità, che prima di essere incoronata Regina del cielo, ha ingoiato la polvere della povera terra». Maria viene dal Cielo a visitare gli uomini perché nel cuore di ciascuno, da cui spesso "escono i propositi di male" (Mc 7,21), possa fermentare un desiderio di bene e di amore.

