Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 14,12-14
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Il Vangelo di oggi ci offre la medicina della gratuità. Ammettiamolo: diventa sempre più difficile trovare qualcuno che si comporti in modo disinteressato; talmente difficile che quando accade diventiamo quasi sospettosi e sotto sotto ci chiediamo: “Chissà cosa vuole questo?”; “Chissà dov’è la fregatura?” … Il pericolo di agire per interesse è sempre in agguato perché abbiamo paura che essere generosi senza calcoli e senza attesa di “ritorni” possa mandare in crisi i nostri bilanci, i nostri calcoli umani, dimenticando quello che dice Gesù, un detto che non ritroviamo nei Vangeli e che invece citato da San Paolo: «In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”» (Atti degli Apostoli 20,35).
Come possiamo organizzarci una scala di valori che tenga in considerazione l’invito di Gesù ad essere generosi e disinteressati? La chiave è nell’ultimo versetto del Vangelo odierno: «Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Avere sempre dinanzi a noi la prospettiva della Vita eterna che ci attende ci permette di guardare alle cose di quaggiù – ai beni terreni come alle relazioni umane – da una prospettiva diversa poiché le cose viste “dall’alto” assumono significati, pesi, importanze ed angolature diverse.
Il problema è che spesso, immersi nelle faccende terrene (pur necessarie), dimentichiamo ciò che Gesù ci ha ricordato nei Vangeli di questi ultimi giorni: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora» (Matteo 25,13). Quanti litigi, quante questioni dolorose tra fratelli e sorelle per “questioni di interesse” si potrebbero evitare; quanti odi e rancori e “guerre” familiari o con gli amici si potrebbero risolvere, semplicemente pensando che su questa terra siamo solo di “passaggio” … Non si tratta di “disprezzare” i beni terreni, ma di considerarli nella loro giusta rilevanza.
È quello che insegna Paolo nella Lettera ai Colossesi, brano che leggiamo ogni domenica di Pasqua alla Messa del mattino: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria» (3,1-5). Siamo chiamati a guarire da «quella cupidigia che è idolatria» e la medicina è l’abitudine alla gratuità, al fare il bene “a perdere”, senza aspettarsi il contraccambio; a non anteporre o desiderare alcun bene che prenda il posto di Dio nel nostro cuore! Quanta libertà, quanta gioia, quanta “leggerezza del cuore” sperimenteremo se ci lasceremo curare dall’Amicizia di Gesù.
Un’ultima osservazione: il pensiero della Vita eterna come metro di giudizio delle cose terrene non è una “fuga” dalla realtà. È invece l’inizio di un cammino di beatitudine già su questa Terra poiché l’amore gratuito che Gesù ci chiede di vivere rende già presente il Regno dei Cieli nei nostri gesti. Così si concludeva il Vangelo di ieri tutto centrato sul comandamento dell’Amore: «Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo» (Marco 12,32-34).
Amare gratuitamente ci permette di “avvicinare” il Regno di Dio alle nostre realtà quotidiane. E se lo facciamo davvero non c’è più bisogno di “interrogare” Gesù su nessun’altra questione, semplicemente perché amare così, gratuitamente e senza alcun calcolo ci rende autenticamente felici.
Caro Gesù,
la cultura di oggi
sta trasformando il nostro cuore
in una… calcolatrice.
Ci stiamo abituando
a calcolare tutto,
a cercare di tenere
ogni cosa sotto controllo,
facciamo fatica a compiere
e a ricevere gesti gratuiti
e quando accade
ci chiediamo sospettosi:
“Dov’è la fregatura?”.
La Tua Parola come sempre è medicina!
L’invito alla gratuità
è la chiave che spalanca
le porte del nostro cuore
che non hai creato perché si chiuda,
ma perché rimanga sempre aperto
per accoglierTi in ogni persona.
E se le leggi
estetiche ed economiche
ci spingono a cercare compiacimento
nelle ricchezze e nelle “bellezze”,
Tu ci inviti piuttosto ad essere attenti
ai poveri, agli emarginati,
agli scartati dalla società,
agli “inguardabili” ed indesiderati,
a coloro che
non possono ricambiare il bene fatto.
Ci inviti a farlo
perché in ognuno di loro ci sei Tu!
Scopriremo che la vera ricchezza
non si calcola da ciò che accumuliamo,
ma da ciò che doniamo.
E allora apri i nostri occhi,
rendi sensibili i nostri cuori,
perché hai creato noi
per rispondere
al grido di chi soffre.
Scopriremo che ogni volto incontrato
è un tassello dell’immenso mosaico
che ripresenta il Tuo Volto.
E quale sorpresa
quando un giorno ci dirai:
“Lo avete fatto a Me”.
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!