5 minuti con Gesù

Commento al Vangelo del giorno a cura di P. Antonio Maria Carfì

15 Ottobre 2025 - Mercoledì

15 Ottobre 2025 - Mercoledì

Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!

Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 11,42-46

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

Parole forti quelle di Gesù oggi, sferzanti come colpi di frusta. Sì, perché a volte abbiamo bisogno di qualcosa di forte che ci scuota dalle nostre impolverate convinzioni religiose. Ieri il Vangelo ci ricordava l’urgenza di lavorare sul nostro cuore (e non su quello degli altri…) per uscire fuori dalla “stoltezza” intesa come incapacità di discernimento, come mancanza di sapienza evangelica. Gesù non sta contraddicendo i precetti della Legge di Mosè, sta solo mettendo ordine, nel senso che richiama la priorità dell’amore sulla fredda osservanza; talmente fredda e distaccata, seppure precisa e puntuale, che finisce per impostare la relazione con Dio come se Lui fosse un padrone e noi degli schiavi… Gesù invece ci ha rivelato altro, molto altro: « «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome» (Luca 11,2). Dio è nostro Papà e noi siamo Suoi figli! Questo è ciò che conta agli occhi di Dio: la nostra consapevolezza di essere Suoi figli, la certezza del Suo Amore, la sicurezza che ci ha redenti col Sangue del Figlio Unigenito, il dimostrare che abbiamo compreso una buona volta l’annuncio di Giovanni: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (3,16). In altri termini: dobbiamo fare il passaggio dalla mentalità farisaica sintetizzabile in questa affermazione: “devo meritarmi l’amore di Dio con l’osservanza delle regole”, alla nuova mentalità che Gesù desidera insegnarci: “Dio mi ama e per questo mi impegno ad osservare la Sua Parola”. Ancora più semplicemente: non devo digiunare o pagare la decima per “acquistarmi” l’Amore di Dio! Al contrario: siccome mi sento amato alla follia da Dio (una follia che si spinge sino all’estremo della Croce) per questo digiuno e faccio penitenze e tanti atti “religiosi”, per allenare il mio spirito alla fedeltà della sequela; e non per “comprarmi” Dio! Un altro rimprovero altamente abrasivo riguarda l’ipocrisia, sempre denunciata con forza da Gesù: «Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». È meglio riconoscere il proprio peccato, le proprie “malattie” spirituali, senza paura, anzi con la gioia nel cuore di sentirsi cercati da Dio proprio perché siamo fragili e deboli: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Marco 2,17). Meglio questo che fingere di essere buoni e bravi e pii e religiosi e fedeli al Signore! Non abbiamo bisogno di indossare maschere con Gesù: Lui conosce i nostri cuori! E consegnare a Lui la nostra umanità ferita ci fa entrare in una intimità così profonda e autentica che non sentiamo più il bisogno di “fingere” con Lui e con noi e tra di noi perché acquisiamo la vera libertà dei figli di Dio: «Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà» (Galati 5,13). Lungi da noi allora ogni forma di falsità e decidiamoci una buona volta a “servire Dio” e non “a servirci di Lui”. Sarà il modo concreto per vivere l’invito del Signore: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia» (Matteo 6,33), vera bussola infallibile per non smarrirsi dentro un’osservanza rigida delle regole religiose che non salva nessuno.

Caro Gesù,
oggi, direbbe qualcuno,
“non la tocchi piano”
e non le mandi a dire,
ma vuoi scuoterci con forza,
personalmente, uno per uno.
La Tua Parola
è come vento impetuoso
che scuote le fronde
delle nostre coscienze addormentate
per far cadere tutte quelle foglie
inutili e secche
con le quali nascondiamo
la pochezza dei nostri frutti nella carità.
È un grido il Tuo,
non di un censore implacabile,
di un giudice duro,
come gli scranni di legno su cui siede.
No! Il Tuo Ahimè,
non è l’annuncio di castighi
imminenti ed inevitabili,
ma la voce rotta dall’emozione
di un Amico che vive la nostra povertà
e che sarà pronto
a pagare personalmente
sulla Croce, per Amore;
per Amore di ognuno di noi!
Il Tuo Ahimè è il Faro
che avverte ognuno di noi
che il rapporto con Te
non è “religione” fredda,
fatta di osservanze noiose e annoiate.
No, è la relazione con l’Amore
che cambia i cuori e i volti
e come bussola infallibile
indica il nord della Vita vera
che, sola, può rivelare
il nostro essere figli
del Padre Tuo e nostro,
fratelli Tuoi nella verità e nella carità.
Qui finisce la “religione”
e inizia finalmente la gioia
di amarTi e seguirTi,
nel tempo e per l’Eternità.

Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!

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