Carissimi Amici, buongiorno a tutti! Dio è Amore!
Mettiamoci in ascolto della Parola di Gesù:
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 13,1-9
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Dobbiamo riconoscere che la morte fa paura a tutti. La sentiamo come la nostra peggior nemica perché ci tocca nella nostra essenza più profonda: siamo essere creati per la relazione e la morte costituisce per noi sulla Terra il momento in cui queste relazioni con le persone che amiamo vengono recise, in modo definitivo. Almeno dal nostro punto di osservazione perché nel mistero della morte ormai si nasconde l’effetto della Pasqua di Cristo e morire vuol dire fare “il passaggio” da questo mondo alla Vita di Dio, sappiamo che significa davvero andare incontro allo Sposo (cfr. Matteo 25,1-13).
Tuttavia siccome la paura rimane anche nei credenti proviamo a volte a razionalizzare ciò che accade. Faccio un esempio e lo prendo dal Vangelo di stamattina: quando accadono delle morti improvvise e violente cerchiamo subito di cogliere qualche eventuale responsabilità e pensiamo: “forse sono morte delle persone ‘cattive’, forse è stata colpa loro, forse hanno sbagliato qualcosa…”. Lo facciamo perché così inconsciamente pensiamo che se noi siamo bravi e attenti e buoni… a noi non accadrà! È umano fare questo ragionamento, è un tentativo, fragilissimo, di difenderci dalla paura dell’improvviso, di ciò che non possiamo tenere sotto controllo. Lo pensiamo per provare a scrollarci di dosso quel senso di fragilità e di impreparazione che ci coglie sempre dinanzi a certe notizie. E d’altra parte la ragione stessa ci dice che muoiono tante persone buone che non avrebbero “meritato” di morire.
Ecco il senso delle parole di Gesù: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? […] O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?». La morte rimarrà sempre un mistero inesplicabile: perché qualcuno vive poche ore e qualcun altro arriva a 100 anni…? Fra l’altro tutte le volte che Gesù è stato interrogato sul “quanto” vivremo sulla Terra ha sempre ignorato la domanda indicandoci piuttosto sul “come” dobbiamo vivere.
Ecco allora l’esortazione accorata di oggi. Gesù ci sta dicendo: non preoccupatevi di spiegare razionalmente il mistero della quantità di tempo che dovete vivere, piuttosto convertitevi! Ecco il messaggio: viviamo ogni giorno come se fosse il primo, l’unico e l’ultimo della nostra vita. Preoccupiamoci non di “quanto” vivremo, ma di “come” viviamo l’oggi, quanta carità, fede, speranza mettiamo nelle cose che facciamo, nei progetti che pensiamo. Cerchiamo, seppur non senza fatica, la volontà di Dio nel quotidiano e i frutti verranno da sé. Perché la carità, la benevolenza, il perdono, il sacrificio per amore di Dio e dei fratelli anche se a volte non viene ricambiato dagli uomini, è sempre apprezzato dal Padre nostro che è nei Cieli.
E se nonostante tutti i nostri “sforzi” non riusciamo a convertirci fino in fondo? E se ci ritroviamo “senza frutti” e la paura del giudizio di Dio ci toglie la pace? Ecco il prosieguo del Vangelo di oggi: nel dialogo tra il “padrone della vigna e il vignaiolo” troviamo una sorgente di speranza senza fine. Infatti il Vignaiolo è Gesù che dice continuamente al Padre di darci ancora del tempo per portare i frutti attesi: l’amore, l’amicizia, il perdono, la riconciliazione, la solidarietà per i poveri e la prossimità a chi soffre… Gesù è il nostro Amico, Colui che incessantemente opera nei nostri cuori col dono dello Spirito Santo perché non sprechiamo questo breve tempo terreno, ma lo utilizziamo per farci santi.
Caro Gesù,
abbiamo paura della morte,
tanta paura.
La sentiamo nemica e innaturale
perché taglia alla radice
le nostre relazioni;
perché arriva improvvisa,
assolutamente inconciliabile
con i nostri fragili calcoli umani;
perché pensiamo
che Tu ne sia il mandante
e non fai nulla per proteggerci.
Ma se guardo la Tua Croce
allora capisco che nella morte
Tu non sei assente,
ma sei sempre il Dio-con-noi,
che non ci abbandona
al freddo e al buio delle tombe.
Comprendo che la domanda angosciosa:
“dove sei” quando l’Uomo muore,
ha già una risposta:
sei lì, con chi muore,
Amico degli uomini
e Amante della vita.
Sei lì ad accogliere
l’ultimo affannoso respiro
di chi parte da questo mondo
per trasformarlo in un soffio di vento,
il Soffio dello Spirito
che attraversa le valli del Tuo Regno,
dove l’Eco Santo della Tua Vita
non conoscerà più ostacoli
o fini indesiderate.
Non la Morte,
ma solo Tu hai l’ultima parola
sul destino dell’Uomo;
solo Tu hai parole di Vita eterna.
Allora non più dovrò chiedermi
“quanto”, ma “come” devo vivere,
sicuro ormai che se avrò fatto
della carità il mio cibo quotidiano,
quando morirò aprirò subito gli occhi
sul Tuo Volto luminoso
che assomiglierà ai tanti volti
che avrò incontrato e amato nella vita.
E la morte non mi farà più paura!
Buona giornata a tutti! La Mamma Celeste ci benedica e sorrida sempre!